Nicola Bedin: “People first, anche nelle ristrutturazioni aziendali”
la riflessione di Nicola Bedin, imprenditore, su Milano Finanza
La pandemia e i suoi effetti impongono una forte discontinuità per le aziende, già da prima alle prese con uno scenario in rapida mutazione per via di fenomeni epocali come la rivoluzione digitale e la necessità di affrontare il cambiamento climatico. Nella tortuosa fase che le attende, sarà essenziale una trasformazione che metta ulteriormente al centro le persone. Si discute dei posti letto di terapia intensiva, ma la possibilità di attivarne di nuovi ha comunque un limite, e cioè la carenza di medici. In Italia non solo ci sono pochi medici, ma una buona parte di quelli in attività ha mediamente un’età avanzata, non lontana dalla pensione.
Questa situazione, non molto diversa da quella di altri paesi (come ad esempio il Regno Unito), è il risultato di miopi politiche sanitarie del passato. Il vero collo di bottiglia è stato per troppi anni rappresentato non tanto dalla quantità di laureati in medicina, quanto dall’insufficiente numero di borse di specializzazione. Le borse vengono assegnate attraverso un concorso pubblico, a cui i candidati che partecipano sono storicamente circa il doppio dei posti disponibili. Ogni anno dalle Facoltà di Medicina e Chirurgia escono circa 9-10.000 laureati, a fronte di 8.935 borse di specializzazione nel 2019, 6.934 nel 2018 e 6.676 nel 2017, e così via con numeri più bassi tanto più si va indietro nel tempo.
Nel 2020 finalmente un intervento c’è stato: il Governo, anche per l’evidenza derivante dalla pandemia, ha aumentato di 5.520 i posti disponibili per gli «specializzandi», portandoli a quota 14.455. Una delle caratteristiche più tristi del Sars-CoV-2 è che, essendo un virus facilmente trasmissibile, costringe gli infetti all’isolamento. Coloro che si sono ammalati e sono stati ricoverati, i pazienti Covid-19, una volta fatto ingresso in ospedale non hanno potuto avere contatti diretti con familiari ed amici fino al momento della dimissione.
In molti casi, purtroppo, non li hanno più rivisti. Durante i giorni di degenza in ospedale il loro unico conforto umano sono stati i medici, gli infermieri, i tecnici ed il personale di supporto. Donne e uomini che, con le loro attenzioni e i loro sorrisi (si, molto spesso sono anche riusciti a sorridere), le loro parole ed i loro gesti, hanno dato dignità e consolazione a chi si trovava da solo in quella situazione. In reparto o in terapia intensiva, nell’era dominata dalle tecnologie, a fare la differenza sono state ancora le persone. Non mancano numerosi esempi di aziende che, nonostante le enormi difficoltà che stanno affrontando in questa fase, si sono riscoperte più flessibili, innovative, visionarie, rapide nel prendere decisioni e attente ai propri stakeholder, in particolare alle persone.
Questo, cioè il fatto che le persone vengono prima, come visto a titolo esemplificativo a proposito dell’importanza sia della disponibilità di medici specialisti che dell’umanità delle cure, è un concetto da non. dimenticare anche nelle dolorose ma inevitabili ristrutturazioni aziendali che molte imprese saranno costrette ad affrontare, specie quelle di piccole e medie dimensioni, a causa dei tellurici effetti della pandemia.
Nicola Bedin
Imprenditore