Paola Severino: editoriale sullo sciacallaggio informatico nelle situazioni di emergenza
La fragilità della rete e la penetrabilità dei canali informatici sono stati al centro dell’editoriale della Prof.ssa Paola Severino intitolato Gli sciacalli informatici al tempo del Coronavirus, pubblicato online nella sezione Opinioni del “Corriere della Sera”. La rubrica è dedicata agli approfondimenti su importanti temi di attualità, politica, economia e costume da parte delle firme più prestigiose del quotidiano.
In un momento storico come quello attuale, in cui internet sta esprimendo la sua grande capacità di accorciare le distanze, creare ponti e trasmettere informazioni, emerge maggiormente l’elemento di preoccupazione legato agli attacchi informatici e al furto dei dati. Come sottolineato dalla Professoressa, attuale Rappresentante Speciale del Presidente in esercizio OSCE per la lotta alla corruzione, negli ultimi tempi sono emerse criticità relative all’utilizzo dei canali informatici, nello specifico la diffusione di malware per mezzo di imponenti campagne di spam: si tratta di un fenomeno preoccupante perché accade in un momento in cui il mondo intero è alle prese con il dilagare del Coronavirus e perché, considerata l’immaterialità del mezzo informatico, è alquanto arduo individuare i responsabili di tali operazioni. “Lo sciacallaggio è sempre stato un fenomeno legato a periodi di crisi e a momenti tragici della storia delle nazioni“, sostiene la Professoressa, “ma questo sciacallaggio informatico è particolarmente invasivo e preoccupante, perché non ha confini, non è delimitabile con l’isolamento, è molto difficile da combattere“.
Professore di Diritto Penale e Presidente della Luiss School of Law, Paola Severino prosegue il proprio editoriale fornendo risposta a due questioni correlate al fenomeno analizzato. La prima: in un momento di crisi, chi trae vantaggio dallo sciacallaggio informatico? “La motivazione più probabile e più ovvia è quella di un interesse economico“, scrive la Professoressa, spiegando che “la captazione di dati può rappresentare una forma di arricchimento illecito e veloce, facilmente monetizzabile con la rivendita degli stessi a chi li userà nel mercato“. La seconda questione è invece relativa alla presenza o meno di strumenti idonei a fronteggiare gli attacchi: abbiamo una scienza informatica adeguata a contrastare il fenomeno? Paola Severino sostiene che la risposta a tale domanda non sia di facile elaborazione e possa passare attraverso due indicazioni: da un lato, l’incentivazione di percorsi multidisciplinari, come già in atto in diverse Università, per la formazione di esperti di cybersecurity su prevenzione, ricerca e sanzionamento delle frodi informatiche; dall’altro, un’indicazione sul frangente dell’autotutela, ovvero la buona prassi di eliminare e-mail spam ed evitare di aprire allegati o link provenienti da indirizzi sospetti o simili a quelli ufficiali. La Professoressa, infine, conclude con un messaggio sull’attuale periodo di emergenza, rilevando che i momenti di crisi “rappresentano l’occasione per diffondere tra il maggior numero di persone la consapevolezza della gravità del fenomeno e per accrescere l’impegno a tenere il passo rispetto alla velocità e alle capacità tecniche della delinquenza informatica“.