Giornata Mondiale del Malato, Mario Melazzini: “La malattia può diventare una forma di salute”

Mario MelazziniMario Melazzini

“Quando si è colpiti da una malattia, qualunque essa sia, ma soprattutto se grave e invalidante, a prima vista pare impossibile, se non insensato, coniugarla con il concetto di salute”, eppure una malattia può talvolta “rappresentare una vera e propria medicina per chi deve forzatamente vivere con essa senza la possibilità di alternative”. L’Amministratore Delegato di ICS Maugeri S.p.A., Mario Melazzini, affronta il tema della malattia in occasione della Giornata Mondiale del Malato.
In un mondo in cui sempre più spesso le opinioni sul concetto di salute, disabilità, di dignità e malattie inguaribili e di condizioni non degne di essere vissute si susseguono, la verità scaturisce solo dal desiderio concreto di conoscere realmente ciò che ci circonda.
La malattia, racconta, ha la capacità di erigere una serie di Colonne d’Ercole “superate le quali non è possibile tornare indietro, ma è ancora consentito guardare avanti”. È dunque fondamentale superare le barriere imposte dalla malattia che, in alcuni casi, può realmente diventare una forma di salute: è importante riuscire a focalizzare l’attenzione su ciò che è possibile fare, tralasciando quello che non è più conseguibile. In alcuni soggetti nel momento in cui compare la malattia la scala di valori tende a cambiare e il dolore, sia esso fisico o psicologico, inizia a farsi strada. È a questo punto, sottolinea Mario Melazzini, che la medicina e la scienza hanno il compito di intervenire “per eliminare o alleviare il dolore delle persone malate o con disabilità, e per migliorare la loro qualità di vita, evitando ogni forma di accanimento terapeutico”.
Introducendo il tema della cultura del benpensante, espone con fermezza il suo punto di vista: è inammissibile sostenere l’idea che alcune condizioni di salute rendano indegna la vita convertendo il malato o disabile in un peso sociale. Tale concezione provoca nei malati un senso di solitudine accompagnato dal dubbio di un atteggiamento indifferente da parte dell’intera società. È dunque auspicabile che le Istituzioni si impegnino quanto più possibile a consolidare nei malati la certezza di ricevere trattamenti, cure e sostegni adeguati.
“Un corpo malato – prosegue Mario Melazzini – può portare salute all’anima, rendendola più forte, più tenace, più determinata, più disponibile a buttarsi con tutta sé stessa in quello che si vuole”. Le emozioni e i sentimenti non svaniscono con il sopraggiungere della malattia. Anche nel rapporto tra malato e curante la dignità e la speranza sono vive negli sguardi di entrambi: “Il fatto che l’altro c’è è fonte di speranza ed è un fatto presente”, proprio perché “la speranza è ciò che ti fa guardare al futuro poggiando sul presente e su quello che c’è di positivo” è indispensabile non alimentare la cultura del benpensante.
“La Vita – conclude Mario Melazzini – può davvero divenire testimonianza della pienezza dell’essere, del sentire e allo stesso tempo essere un ponte che permette a pieno titolo di sentirsi vivi, con una meravigliosa inguaribile voglia di vivere”.

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