Vast Space: le nuove frontiere della vita in orbita

La visione di Stanley Kubrick in 2001: Odissea nello spazio ha ispirato generazioni di appassionati e scienziati nell’immaginare un futuro in cui l’umanità può non soltanto viaggiare tra i pianeti, ma persino abitarli. Ed è proprio questo tipo di prospettiva che sembra muovere la società californiana Vast Space, nata con l’intento di ampliare l’orizzonte della vita in orbita e di dimostrare come la permanenza umana nello spazio possa diventare un’opportunità sempre più concreta. L’azienda ha annunciato la propria strategia per dar forma a stazioni commerciali orbitanti, in grado di assicurare un presidio costante oltre l’atmosfera terrestre. L’idea non si ferma a una singola struttura: l’obiettivo a lungo termine è concepire basi con gravità artificiale, concetto che riporta alla memoria l’iconico corridoio toroidale in cui Dave Bowman, nel celebre film di Kubrick, si allenava correndo in assenza di peso.

L’impresa guidata dall’imprenditore Jed McCaleb, celebre per i suoi successi nel campo del software e delle criptovalute, si è posta la meta di realizzare le strutture Haven-1 e Haven-2, due avamposti avveniristici per future missioni. La prima, programmata per il 2025, dovrà ospitare fino a quattro persone in un ambiente pressurizzato di 45 metri cubi, con risorse vitali e un laboratorio sperimentale. Sarà l’occasione per convincere la NASA del potenziale di questa compagnia spaziale, che punta a raccogliere l’eredità lasciata dalla Stazione spaziale internazionale, la cui chiusura è prevista per il 2030. “Sarà solo la prima fase – spiega Max Haot, Amministratore Delegato dell’azienda – sappiamo che in assenza di peso possiamo vivere un anno o poco più, e in condizioni non semplici. Forse, però, la gravità lunare o quella marziana sono sufficienti per vivere comodamente una vita intera. L’unico modo per scoprirlo è costruire stazioni con gravità artificiale, che è il nostro obiettivo a lungo termine”.

La seconda installazione, Haven-2, dovrebbe arrivare entro il 2028 con un volume abitabile superiore, due porti di attracco e la capacità di agganciare più moduli. L’idea è di dare forma a un vero e proprio laboratorio scientifico per professionisti e, in prospettiva, a una base in grado di sostituire la ISS. In quest’ottica, la partnership con SpaceX è cruciale: la compagnia di Elon Musk fornirà i vettori di lancio, come il Falcon 9 o il Falcon Heavy, già al centro dei piani di sviluppo della società californiana. Proprio grazie a questi razzi, la compagnia di McCaleb intende inviare in orbita non soltanto i suoi moduli iniziali, ma anche quelli successivi, fra cui un elemento di ben sette metri di diametro, previsto intorno al 2030, per portare ulteriori dispositivi robotici e nuovi ambienti pressurizzati.

“Sebbene non sia destinata ai turisti o concepita come un hotel, Haven-1 vanterà un design confortevole e unico rispetto alle stazioni che l’hanno preceduta” chiarisce Haot, lasciando intendere che verranno accolte sia astronaute e astronauti professionisti sia eventuali esploratori autofinanziati, purché motivati a svolgere compiti importanti. Uno dei punti centrali della roadmap di questo operatore spaziale è, infatti, garantire un’ambiente di ricerca dotato di dispositivi all’avanguardia e, contemporaneamente, un livello di sicurezza tale da permettere di collaudare nuove tecnologie.

La costruzione di stazioni orbitanti ha storicamente richiesto imponenti risorse da parte di agenzie governative, con costi astronomici e lunghissimi tempi di sviluppo. “Finora tutte le stazioni spaziali sono state realizzate dai governi e a prezzi esorbitanti: il nostro progetto permetterà un abbattimento dei costi di circa cinque volte o forse di più”, spiega Haot, sottolineando come la sfida di ridurre le spese e di creare una stazione stabile possa attrarre l’interesse di nuovi investitori e Paesi al momento esclusi dalla corsa allo spazio. Per tale ragione, la compagnia ambisce a porsi come unico interlocutore quando, nella seconda metà del 2026, la NASA dovrà scegliere su quale progetto puntare per sostituire la Stazione spaziale internazionale.

Nel frattempo, i test che potrebbero portare alla gravità artificiale inizieranno sulla Haven-1, che resterà attiva fino al 2028. Prima di concludere la propria vita operativa, il modulo verrà messo in rotazione per simulare la gravità lunare, benché privo di equipaggio a bordo. Se l’esperimento avrà esito positivo, spianerà la strada ad avamposti in grado di offrire condizioni più confortevoli rispetto all’assenza di peso. È un progetto audace, ma la fiducia di Haot si basa su un approccio tecnologico mirato e su un ingente investimento iniziale, in parte coperto dai fondi di McCaleb.

Grazie a questa tabella di marcia, l’azienda mira a entrare in concorrenza con le altre realtà spaziali, come Axiom Space, impegnata su un proprio modulo abitabile, e Blue Origin, al lavoro sulla stazione Orbital Reef. La competizione è alta, ma la determinazione e l’abilità di recuperare know-how da realtà consolidate come SpaceX potrebbero fornire un vantaggio determinante. Se tutto andrà come previsto, la visione sognata da Kubrick potrebbe avvicinarsi alla realtà più di quanto ci si aspetti. E a quel punto, per replicare scenari come la Discovery One di 2001: Odissea nello spazio, mancherebbero soltanto il torpore sintetico e un computer con l’iconico occhio rosso. Dato l’entusiasmo con cui la ricerca aerospaziale evolve, forse qualcuno sta già lavorando anche a quello.

Fonte Vast Space: le nuove frontiere della vita in orbita su Tecnologia blog.

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